Paolo Leonardo - Maggio

Paolo Leonardo
Maggio

Opening 17.5.2025 / 17.05 > 19.07

Sabato 17 Maggio 2025, presso la sede della Galleria Alessandro Bagnai in Via Maggio a Firenze, si inaugura la mostra personale di Paolo Leonardo dal titolo Maggio.

La mostra presenta una serie di 18 lavori su carta realizzati tra il 2015 e il 2017 dal titolo Parigi, Maggio, 1968 / Torino, Maggio, 1973, via Bligny. Leonardo, che concentra da sempre la sua ricerca sull’interazione tra pittura e fotografia, ha utilizzato per questa serie di opere delle immagini degli scontri avvenuti a Parigi nel Maggio del 1968.
Il ciclo rende omaggio al Maggio Francese, apice dei movimenti di rivolta studenteschi e operai protagonisti di una delle più ampie proteste anti-sistema della storia francese.

“L’opera s’intitola: Parigi, Maggio,1968 / Torino, Maggio,1973, via Bligny. Io sono nato il 30 luglio 1973 appunto a Torino in via Bligny e a maggio ero nel grembo materno. Mi
interessa questo parallelismo tra tempo storico-politico e tempo privato, intimo. Io esistevo nel grembo materno ma ero nel tempo storico ignaro di quello che succedeva all’esterno appunto a Torino dove il 29 Marzo ci fu l’occupazione della FIAT e il 10 Dicembre 1973 le Brigate Rosse sequestrarono il cavaliere Ettore Amerio, capo del personale FIAT. Il titolo ha un potere evocativo dell’atmosfera di quel decennio.”

In mostra è presente inoltre una serie di dittici intitolata Atlante in attesa della rivoluzione (2015). In questi lavori su carta, presentati al Museo Pecci di Prato nel 2016 nella mostra La fine del mondo, Leonardo rappresenta una figura maschile pensandola come una struttura mitologica: “un Telamone a sostegno delle sorti umane, l’Atlante a capo chino che aspetta una possibile quanto utopistica nuova rivoluzione.”

Paolo Leonardo - Torino, 1973.

La sua opera pittorica rappresenta una sfida nei confronti del sistema mediale contemporaneo ed una ricerca improntata sull’interazione tra pittura e fotografia.

Scheda artista

Paolo Maione - RASNA – Terra di Ciuchi

PAOLO MAIONE
RASNA – TERRA DI CIUCHI

9.11.2024

La Galleria Alessandro Bagnai ha inaugurato il 9 novembre 2024 la prima personale di Paolo Maione a cura di Vittoria Coen nella sede di Via Maggio a Firenze.

Nella poetica di Maione, ricca di umorismo, è chiaramente percepibile un legame con gli archetipi dell’antichità, seppur nascoste dietro ad una apparente comica leggerezza. Il titolo, Rasna, rimanda al termine che la civiltà etrusca usava per designare sé stessa in contrapposizione alle denominazioni attribuite da Greci e Romani. Allo stesso modo, il lavoro dello scultore toscano rifiuta l’accostamento a uno stile ben delineato, ma si evolve secondo un processo di ricerca autonoma.

In questa nuova mostra Paolo Maione presenta un nuovo ciclo di maioliche e sculture in bronzo in cui il ciuco, elemento che da sempre è riferimento iconografico dell’artista, prosegue il suo viaggio, in un continuo gioco di umoristiche metamorfosi, ironiche ascesi e allucinate citazioni. Questa figura simbolo è l’antieroe per eccellenza, rappresentato in diverse pose e situazioni nelle quali giochi di parole e non sense contribuiscono a comporre i titoli delle opere stesse.

Paolo Maione - S.Giovanni D’Asso, 1965.
Con la sua abilità tecnica unita ad una fervida immaginazione, debutta nei primi anni novanta, caratterizzandosi come un "artista comico", come lui è solito definirsi, in grado di dissimulare la profondità del suo impegno con leggerezza.

Scheda artista

Bernhard Schobinger – Annelies Štrba

Bernhard Schobinger
Annelies Štrba

20.04.2024 – 30.05.2024

Sabato 20 aprile 2024, presso la sede di Galleria Antonella Villanova e Galleria Alessandro Bagnai si sono inaugurate le mostre personali degli artisti Bernhard Schobinger (Zurigo, 1946), autore tra i più eminenti nell’ambito del gioiello contemporaneo, e Annelies Štrba (Zug, 1947) fotografa tra le più poetiche e visionarie nel panorama dell’arte figurativa. La mostra dedicata a Bernhard Schobinger da Galleria Antonella Villanova ripercorre la carriera dell’artista presentando una selezione di lavori storici, datati a partire dalla metà degli anni ‘70, e di lavori di più recente produzione. La mostra dedicata ad Annelies Štrba da Galleria Alessandro Bagnai si concentra su un nucleo di lavori realizzati tra il 2012 e il 2024 costituito da fotografie di medie e grandi dimensioni stampate a pigmenti su tela e una serie di piccole stampe fotografiche, sempre realizzate su tela, con interventi pittorici. Tra i due artisti intercorre un legame storico di esperienze condivise ed interconnesse, sia sul piano sentimentale che sul piano intellettuale. Si incontrano nel 1968 e l’anno successivo si sposano, da quel momento percorrono una strada comune e, allo stesso tempo, artisticamente individuale che li vede mettere in atto, nei rispettivi campi di ricerca, un personale processo creativo basato sull’ibridazione di forme, immagini, materiali e tecniche. Un rapporto fondato su un’osmosi culturale che produce due tipi di narrazioni differenti che, in alcuni casi, trovano conciliazione, come nella serie dei celebri scatti fotografici della Štrba ritraenti le figlie Sonja e Linda con indosso i gioielli del padre, Schobinger. Progetto che, con estrema libertà e poeticità, sfoca i confini tra la sfera privata e professionale dei due autori, mettendo magistralmente in gioco le peculiarità espressive di ognuno. Entrambi, tra gli anni ’70 e gli anni ’80, si orientano verso la sub-cultura Punk di cui condividono la critica al conservatorismo dei valori borghesi, l’aspirazione allo sconfinamento dell’indagine e la libertà di espressione e sperimentazione, atteggiamenti che porta i due artisti ad operare in controtendenza, a varcare orizzonti inesplorati e a dar vita a visioni (bi e tri dimensionali) inattese. L’inatteso nel lavoro di Bernhard Schobinger coincide con il carattere non convenzionale del suo approccio all’arte orafa mirato ad infrangere le regole precostituite del gioiello - inteso in senso stretto come ornamento -, e a sovvertire i canoni prestabiliti dei concetti di bello, armonioso, prezioso. L’attitudine neo-dadaista, con cui forse più semplicisticamente si porterebbe etichettare la sua prassi artistica, sembra in realtà sospinta da una forma di fascinazione innata per l’accidentalità di certi ritrovamenti che per l’artista assumono la sacralità di un incontro fortuito ma forse in qualche modo predestinato (con un oggetto, uno scarto, un materiale, un indizio). Come un archeologo alla ricerca di reperti del quotidiano, Schobinger scava nell’universo di oggetti più o meno anonimi o a prima vista indecifrabili: parti di utensili, frammenti di statuine, ferraglie, che l’era moderna massivamente ha prodotto e che con la stessa meccanicità disperde. Da art manufacturer, con un gesto quasi redenzionale, Schobinger interviene a riscattare l’entità di questi oggetti / relitti e li rianima di una nuova funzione: li rende ergonomici e li dota di un valore (intrinseco, estetico ed emozionale) del tutto nuovo. Ne fa “gioie” - nel senso più atavico del termine (dal latino volgare, iŏcus, relativo al gioco) - o meglio, reliquie “gioiose”. L’aspetto ludico / ironico dei lavori di Schobinger non è rintracciabile soltanto in alcune delle soluzioni iconografiche o compositive che studia per i suoi gioielli, ma anche nell’ingannevole utilizzo che fa dei materiali: pietre e metalli preziosi (tra cui oro, diamanti, perle, quarzi), abbinati talvolta a materie umili o industriali come la plastica o l’alluminio, sono spesso intenzionalmente dissimulati o nascosti, oppure impiegati in modo che non risultino immediatamente riconoscibili. Se il concetto di “antigrazioso” concorre a scardinare la gerarchia tra pregevole e modesto, attraente e respingente, quello della “gute form” interviene a riscattare la transitorietà di un oggetto rimettendolo in circolo con nuova dignità formale, funzionale e concettuale. La combinazione di questi due aspetti antitetici guida Schobinger nella costruzione ingegnosa di gioielli-amuleto che sospingono chi li osserva o li indossa a decodificarne non soltanto il valore simbolico ma anche in qualche modo quello sociale, e a ripensare ex novo il rapporto tra forma e funzione, e tra produzione e consumo. In un universo immaginifico diverso ci conduce il lavoro di Annelies Štrba. Partendo dalla realtà familiare e domestica - raccontata attraverso scatti che ritraggono la consuetudine di azioni quotidiane svolte dai figli Sonja, Linda e Samuel - l’artista traghetta l’osservatore nella dimensione evanescente del sogno. Grazie ad espedienti tecnici di natura analogica, i suoi lavori fotografici restituiscono visioni “appannate”, fuori fuoco, sovra o sotto esposte e dai colori iper saturi, psichedelici, come frammenti di narrazioni di carattere onirico, sospese in un tempo e in uno spazio indefiniti e indefinibili. Giocate sull’interferenza tra verità e allucinazione, reminiscenza ed amnesia, soggettività e obiettività, le immagini della Štrba raccontano l’esistente in tutta la sua estensione, spingendosi cioè anche oltre la realtà fenomenica per infiltrarsi nelle trame della dimensione trascendentale e della spiritualità. I temi principali - quali ad esempio l’intimità familiare, l’infanzia, il corpo femminile, il paesaggio - si fondono a tematiche legate alla cultura visiva e letteraria sviluppatasi a cavallo tra il XIX e il XX secolo, da cui l’artista attinge soggetti iconografici, come la celebre Ofelia di John Everett Millais, o riferimenti linguistici, quale il decorativismo lirico della pittura preraffaellita o l’esoterismo della corrente simbolista. Difficilmente il termine “istantanea” risulta più appropriato nel definire un lavoro di matrice fotografica: le figure ritratte da Annelies Štrba sembrano infatti materializzarsi nell’istante esatto in cui lo scatto fotografico viene eseguito. Lo scatto le coglie nel momento in cui si manifestano emergendo dalla bruma di fondali naturalistici o dalla penombra degli ambienti domestici, come esseri fantomatici. Questa sorta di magica epifania è favorita anche dal metodo fotografico, di tipo empirico, adottato dall’artista: il blind spot. Non mirando al soggetto attraverso l’obiettivo della macchina, Štrba opera una volontaria scissione tra il proprio sguardo (soggettivo) e l’occhio del mezzo tecnico (oggettivo) affidando a quest’ultimo il libero arbitrio di sostanziare autonomamente il destino dell’inquadratura, la bontà dell’impressione dell’immagine sulla pellicola, nonché la risoluzione della rappresentazione finale. Stampati su tela, talvolta resi ancor più saturi da interventi pittorici stratificati o montati in slow motion, i lavori fotografici di Annelies Štrba restituiscono un immaginario visivo che, negli anni, si fa sempre più astratto ed evocativo. Rifuggendo il realismo proprio della riproduzione video e fotografica, l’artista elabora un approccio all’immagine di tipo impressionista per cui l’atto di osservare (un paesaggio, un corpo, una forma) coincide con quello di fissare nell’opera fugaci frammenti di vita, reale o immaginata, attraverso l’impressione immediata e decisa di colore e di luce.

Annelies Štrba (Zug, 1947) fotografa tra le più poetiche e visionarie nel panorama dell’arte figurativa.

Scheda artista

Paola Gandolfi - Reportage

Paola Gandolfi
Reportage

18.11.2023

Paola Gandolfi presenta Reportage, un progetto composto da nove grandi tele, pensate come una sequenza di frames cinematografici. Un’opera unica, potente, che si rivela lentamente attraverso immagini che raccontano di una donna, dapprima sola poi affiancata da un uomo, e della sua relazione apparentemente armonica, nella quale si percepisce presto l’elemento fobico e innaturale. Due corpi coinvolti non in una danza ma in una lotta di posizione e di supremazia, che va definendosi nella progressione delle immagini. La sequenza sincopata e ansiogena è un divenire altalenante che dalla prima all’ultima tela impone uno sguardo mai neutrale. Il giallo, nelle diverse tonalità, rappresenta un ulteriore filo conduttore della sequenza narrativa. Il colore identifica la volontà di fare luce - in una relazione sempre più evidentemente tossica. Reportage nasce da un progetto fotografico realizzato dall’artista nel 1994. Una serie di scatti dove una ragazza giovanissima si lega a un uomo attraverso un corpo a corpo che finisce per rivelare il conflitto soffocante del loro vincolo. La pittura nitida e realistica svolge la funzione di contrasto a una tematica complessa, scomoda e sempre più attuale, che Gandolfi affronta con urgenza e imprescindibilità.

Paola Gandolfi - Roma, 1949
I suoi video sono stati premiati e sono stati presentati in numerosi festival, tra cui recentemente al Torino Film Festival, nella sezione “corti”con In tempo per modifiche temporali
, 2016.

Scheda artista

Stefano Di Stasio
- Losco Sacro

Stefano Di Stasio
Losco Sacro

A cura di Vittoria Coen
– 25.5.2023 - 25.7.2023

Il giorno 25 Maggio si inaugura la mostra personale di Stefano Di Stasio dal titolo Losco Sacro, titolo anche di uno dei lavori di grandi dimensioni che saranno esposti presso la Galleria Alessandro Bagnai di Firenze.
I capolavori, realizzati in olio su tela appositamente per la mostra, confermano l’incisivo contributo che Di Stasio ha dato e continua a dare da molto tempo alla valorizzazione della pittura rivisitata in chiave concettuale, così come nello stesso tempo, hanno fatto altri grandi artisti in Europa e negli Stati Uniti.
In risposta all’estenuarsi, alla fine degli anni settanta, di quella linea del rifiuto di dipingere in favore di esperienze legate maggiormente alla performance e all’installazione, la risposta di un gruppo di artisti, chiamati Anacronisti e/o Ipermanieristi, è stata quella di virare verso un recupero del “fare”, inteso come avventura intellettuale che guarda anche alla tradizione pittorica italiana.
La tecnica ad olio si sposa, dunque, con la contemporaneità, e guarda oltre le barriere dei preconcetti. Per Di Stasio, è il “come” ciò che conta, cioè una corrispondenza tra forma e contenuto, e si sviluppa in un mistero interpretativo che l’artista stesso è restio a svelare. 
Sogni, visioni, ricordi di vita, si intrecciano e lasciano al pubblico una libertà di interpretazione immediata e coinvolgente.
Lotta notturna e Responso sono alcuni dei titoli che evocano proprio questo indirizzo creativo nel quale figure che possono ricordare autoritratti, personaggi del mito, i suoi affetti, si intrecciano e dialogano con la natura, con architetture urbane, oggetti, infine, quelle geometrie che hanno costituito gli esordi della sua carriera, e che, oggi, Di Stasio, ha nuovamente inserito nella sua recente ricerca.

Stefano Di Stasio - Napoli, 1948.
Si trasferisce a Roma nel 1950, dove tuttora vive e lavora. I primi anni delle sue esperienze pittoriche risalgono al 1977 – 1978, anni nei quali espone, tra le altre, presso la Galleria La Tartaruga di Roma.

Scheda artista

Paolo Leonardo - Altri occhi

Paolo Leonardo
Altri occhi

30.4.2002 – 30.6.2022

“Concepisco tutto il mio lavoro come un insieme di frammenti, non mi interessa imporre nessuna visione, nessun discorso. Quei frammenti sono i bagliori della nostra vita, qualcosa che abbiamo strappato al flusso, e al di là dei frammenti qualcosa si esprime e si può rivelare: dietro queste schegge ci siamo noi, con noi stessi, con gli altri, con il mondo.”
P.L.

Altri occhi è anche il titolo del video, parte della mostra, realizzato in collaborazione con Daniele Gaglianone e accompagnato dalle musiche di Walter Magri. A partire dal 2009 Paolo Leonardo ha ricercato immagini di fotografi anonimi conservati in archivi privati, per lo più paesaggi, immagini fotografiche, sulle quali è intervenuto con la pittura, per la prima volta anche su tela. Egli agisce come ha spiegato in una recente intervista: “come un jazzista che parte da un tema fisso; lo riprende, lo deforma, lo trasforma, le immagini sono così consegnate a una nuova vita, ad altre dimensioni.” Al rosso acceso che infuocava i suoi paesaggi urbani, al giallo, all’oro che trasfiguravano le figure, le “modelle”, dei manifesti pubblicitari, sostituisce in questa nuova serie di opere, che definisce infatti quadri bianchi, il bianco e nero fino alla monocromia. La pittura, i colori con cui interviene sulle immagini fotografiche le sottraggono alla contingenza, donando loro una dimensione onirica che permette all’artista di far affiorare, ricordi personali esperienze e quello “splendore del vero”, che fu caro alla Nouvelle Vague, lo splendore di una bellezza restituita all’osservatore in frammenti, che procede attraverso sequenze. La pittura attraversa, cancella, rifonda, compiendo la sua funzione di rendere eterno ciò che eterno non è, di rendere durevoli i sentimenti, i ricordi, le esperienze che le immagini fotografiche catturano per un momento, aggiungendo alla storia delle stesse un prima e un dopo.

Paolo Leonardo - Torino, 1963.
La sua opera pittorica rappresenta una sfida nei confronti del sistema mediale contemporaneo ed una ricerca improntata sull’interazione tra pittura e fotografia.

Scheda artista

Gianni Dessì
- TERRA/TERRE


Gianni Dessì
TERRA/TERRE


16.10.2021 - 16.12.2021

“Un nuovo ciclo di lavori sotto un unico titolo.
Un riferimento a ciò che è basilare
univoco e inequivoco di una condizione…
Un precipitato nella pittura


nelle terre mosse del suo divenire.



 

L’azione del dipingere trova immagini
che affiorano e si dispongono alla visione



 

Due termini si incrociano, anzi tre

il colore delle terre e quello del verde

tutto sul bianco della tela tesa


 

Racconti dello scuro e della luce…
A compendio una faccia/ ritratto/ autoritratto

e un piccolo numero di terrecotte e crude


racconti terra terra di una terra:


la nostra.”

 

G. D.

Come si evince dal titolo e dal piccolo testo che l’artista ha scritto come introduzione, la mostra è un omaggio e insieme un’esortazione a non perdere il contatto con la terra, con la materia che condividiamo, con i due colori che la contraddistinguono e con la capacità di fioritura e rinascenza che questa continuamente ci indica.
Un ciclo di quadri, di grande e piccolo formato, accoglie il visitatore immergendolo nella continuità del flusso della pittura, dove ai gesti che la producono seguono possibili narrazioni colte nell’apparire. La mostra si completa con sculture realizzate in terre
cotte, crude, gesso e fibra d’agave.

Gianni Dessì - Roma, 1955.
Il suo lavoro è spesso connotato da impasti materici, da cui emergono immagini arcaiche: ellissi, rombi, simboli dell’infinito, occhi e spirali, fessure e semisfere popolano un panorama esoterico e straniante.

Scheda artista

STEFANO DI STASIO - Figure dell’incerto

STEFANO DI STASIO
Figure dell’incerto

A cura di Vittoria Coen - 15.5.2021

“Durante gli ultimi cento anni l’arte si è avventurata a rompere il giocattolo della pittura, per vedere cosa c’era dentro. Abbiamo capito, ma nel disincanto. Una linea è un segno, ma se descrive un’immagine, infiamma la visione”.
S. L.

Le opere sono state create appositamente per questo evento che vede un’interessantissima selezione di inediti. Sono esposti lavori realizzati, infatti, tra il 2019 e il 2020, di medie e grandi dimensioni che segnano una importante svolta nella sua ricerca e che si ricongiungono idealmente alle prime sperimentazioni degli anni ’70. L’arte è una “forza” senza tempo, pare dirci Di Stasio, che si serve della pittura, una bella pittura che non fa sconti alla improvvisazione e che racconta una vitale esperienza di ricerca che anche oggi appare totalmente libera dalle influenze e dalle mode momentanee. Essa sa guardare oltre il limite della tela e diventa fiaba, racconto, sogno, idealità. I lavori sono realizzati con grandissima e meticolosa attenzione ai dettagli, in un contrappunto di immagini e colori che dà origine al concerto “silenzioso” e a lungo meditato. …” la riappropriazione di qualche elemento astratto all’ interno della rappresentazione mi sta regalando un nuovo entusiasmo, qualcosa di sopito nella mia immaginazione, per molti anni tenuto a bada dalla necessità perversa di re-inventare il linguaggio figurativo della tradizione pre-moderna, ma che ora, nella costruzione del quadro, può intervenire e combinarsi con le figure e le scene consuete della mia pittura”. Così scrive Stefano Di Stasio nel suo testo pubblicato in catalogo, insieme al saggio introduttivo di Vittoria Coen. Nuove coordinate, ad esempio, un lavoro realizzato nel 2020, appare quasi come un manifesto della nuova svolta dell’artista: grandi cesure forti e dirette che esaltano le immagini senza confini di spazio e di tempo.

Stefano Di Stasio - Napoli, 1948.
Si trasferisce a Roma nel 1950, dove tuttora vive e lavora. I primi anni delle sue esperienze pittoriche risalgono al 1977 – 1978, anni nei quali espone, tra le altre, presso la Galleria La Tartaruga di Roma.

Scheda artista

present perfect

PRESENT PERFECT

Sandro Chia, Gianni Dessì, Massimo Barzagli,

Roberto Barni, Mario Schifano,

Mimmo Paladino, Rainer Fetting.

 

12.09.2020

“Il Present Perfect è usato per indicare un collegamento tra il presente e il passato. Il tempo dell’azione è prima di ora ma non è specificato, e noi siamo spesso più interessati al risultato rispetto all’azione in sé.”

Present Perfect”, una mostra di opere che racchiudono, seppur sintetizzandolo, il lavoro svolto in oltre trent’anni.
 
Una mostra collettiva che rappresenta un parziale punto di vista sull’arte degli ultimi decenni, una “collezione” che ha come oggetto sette opere di grande formato di altrettanti artisti presenti nella Galleria: Sandro Chia, Gianni Dessì, Massimo Barzagli, Roberto Barni, Mario Schifano, Mimmo Paladino e Rainer Fetting.
 
Opere scelte a rappresentare un intimo e personale concetto di “fare arte”, un’azione che fa dialogare costantemente passato, presente e futuro. 

Da qui intendiamo ripartire per continuare la nostra riflessione, come ci impone la nostra storia.