KEVIN NIGGELER
KEVIN NIGGELER
REVES
La prima installazione, Reves, è dedicata a Kevin Niggeler (Bergamo, 1993), artista nato a Bergamo da padre svizzero e madre messicana che vive e lavora a Milano. Niggeler sviluppa il suo linguaggio mescolando culture lontane: il risultato, tradotto prevalentemente attraverso la pittura a olio, riassume la complessità delle sue origini e delle sue fonti di ispirazione. Negli ultimi anni ha collaborato con Pilar Dominguez, incisora di fama internazionale, sperimentando la tecnica dell’acquaforte e dell’acquatinta.
Reves, in italiano Rovescio, è un concetto preso in prestito da un grande protagonista della letteratura italiana del Novecento, Antonio Tabucchi. Nel celebre racconto Il gioco del rovescio, parte dell’omonima raccolta, l’autore delinea il funzionamento di un gioco: a turno i partecipanti devono pronunciare una parola al contrario nel minor tempo possibile; chi ci riesce vince e così guadagna il privilegio di scegliere la parola che deve essere rovesciata dagli altri giocatori. Nel testo l’esercizio linguistico è una metafora dello sguardo laterale, capace di scovare le diverse conformazioni del reale.
Da qui il titolo dell’installazione che si declina in una scenografia teatrale: Niggeler indaga la relazione tra società e individui configurandola come una scena drammatica dove le maschere, di chiara ispirazione meso-americana, sono una sintesi del conflitto che ognuno di noi sperimenta con il proprio rovescio. Reves, come il racconto di Tabucchi, si fa metafora dell’interpretazione della realtà che, giocando con iconografie lontane tra loro che rimandano al mondo meso-americano e a quello greco-occidentale, invita alla riscoperta del proprio io in relazione a ciò che ci circonda.


Altri episodi in Bacheca
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Pusole
Ha iniziato a esporre nel 1986 e da allora, partecipando a importanti rassegne collettive, si è imposto come una delle voci più originali e mature della nuova pittura italiana.
Sintesi di paesaggio e di figure, la pittura di Pusole attinge alla memoria come bacino iconografico, grazie al mezzo fotografico, e si struttura su più livelli interpretativi, dal naturale all’artificiale, dallo spazio al tempo. Ora ironica ora lieve, la pittura di Pusole si impegna in un confronto dialettico con i mezzi di produzione di immagini.
Opere
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Mostre
2018
Apparizioni
a cura di Fabio Migliorati
Franco Angeli, Roberto Barni, Massimo Barzagli, Sandro Chia, Vittorio Corsini, Tony Cragg, Enzo Cucchi, Gianni Dessì, Rolando Deval, Stefano Di Stasio, Jim Dine, Jiri Dokoupil, Rainer Fetting, Daniele Galliano, Paola Gandolfi, Peter Halley, Jannis Kounellis, Paolo Leonardo, Mario Merz, Aldo Mondino, Nunzio, Mimmo Paladino, Giacomo Piussi, Pierluigi Pusole, Mario Schifano
Galleria Alessandro Bagnai, Foiano della Chiana
2007
Collettiva
Paolo Grassino, Pierluigi Pusole, Francesco Sena
Galleria Alessandro Bagnai, Firenze
2006
Walk-in
Massimo Barzagli, Francesco Carone, May Cornet, Vittorio Corsini, Rossella Fumasoni, Danleie Galliano, Paolo Grassino, Robin Heidi Kennedy, Paolo Leonardo, Marina Paris, Giacomo Piussi, Pierluigi Pusole, Maurizio Savini, Francesco Sena
Galleria Alessandro Bagnai, Firenze
2002
Paesaggio italiano attraverso la pittura - collettiva
Pietro Capogrosso, Andrea Chiesi, Marco Cingolani, Valentina D’Amaro, Daniele Galliano, Jonathan Guaitamacchi, Marco Neri, Francesco Petrella, Gioacchino Pontrelli, Pierluigi Pusole, Francesco Sena
Galleria Alessandro Bagnai, Siena
1992
Pierluigi Pusole
Pierluigi Pusole
Galleria Alessandro Bagnai, Siena
Pizzi Cannella
Piero Pizzi Cannella nasce a Rocca di Papa nel 1955 e comincia a dipingere da piccolissimo. Dal 1974 al 1977 frequenta il corso di pittura tenuto da Alberto Ziveri all’Accademia di Belle Arti di Roma e, contemporaneamente, s’iscrive al corso di Filosofia alla Sapienza.
La pittura di Pizzi Cannella si nutre di cose: la sua ricerca si concentra sulla figura umana, ma lo fa attraverso la rappresentazione di oggetti simbolici (strumenti musicali, anfore, ventagli, vestiti, sedie) che galleggiano sul piano della tela senza profondità. Il quadro diventa un pretesto per raccontare uno stato interiore, uno spazio di transizione, di quiete e di angoscia, dal quale affiorano sentimenti e sogni.
Opere
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