Diletta Fachechi (1997) esplora le contraddizioni della propria terra natìa attraverso una serie di xilografie che trascinano lo spettatore in una realtà magica nascosta. Già a partire dal supporto, una carta ricavata dalla pianta del gelso con un meticoloso processo manuale, Fachechi ci mette in contatto con il cuore del Salento. Sulle incisioni sono rappresentate potenti figure, a tratti magiche, tutte femminili: dalle macare alle tabacchine, fino alle tarantate. In Salento, infatti, è sempre stata la donna a svolgere quei mestieri in grado di tenere viva la tradizione ancestrale legata alla terra.

Con il suo approccio multi-disciplinare, l’artista – dedita a disegno, illustrazione, incisione ma anche scultura, musica e danza, intesa quest’ultima soprattutto in senso mistico e rituale – consente a chi osserva la sua opera di sbirciare in una realtà intima, segreta e insieme semplice e quotidiana, lasciandocene intravedere la bellezza contradditoria.

La visione di Diletta Fachechi non è più solo quella di un narratore esterno che ci racconta e descrive le bellezze di un popolo, ma una scelta personale, un’operazione artistica che le consente di diventare lei stessa partecipe e custode dell’antichissima tradizione che le nonne le tramandavano durante l’infanzia.