Maurizio Savini – Il dissenso di un uomo
Individuare gli uomini: è come riconoscere gli animali. Sono le razze che definiscono davvero la cultura, non l’identità e le credenze dei singoli individui della specie, meno che mai quelle di gruppi di individui che si arrogano la prerogativa di scrivere il mondo.
“Il dissenso di un uomo” è una mostra che mette in scena i possibili paradossi tra simboli e culture, tra natura e interpretazione data dagli uomini: spostare i simboli dei continenti, infatti, confonde, smentisce, nega le acquisite associazioni analogiche e suggerisce un movimento, concreto e simbolico, un’esperienza che turba, disturba, sconcerta, trascinandoci nostro malgrado per un viaggio immobile – un ‘nomadismo da camera’, come lo definisce Achille Bonito Oliva – e sottoponendoci a un trapianto visivo che si attua nel consumo temporale dell’immagine.
Si prospetta il “nuovo secolo dell’ambiente”, dominato da un’economia ecologico-sociale che richiederà nuove categorie di lettura della realtà, nuove forme di interazione , e un nuovo tipo di scienza capace di fornire una risposta efficace alle domande impellenti poste dall’ irrimediabile declino cui sembra destinata ad avviarsi la civiltà tecnologico-tecnocratica.
Il tentacolare edificio che abbiamo eretto, in effetti, questa articolatissima architettura ci appare assai deteriorata: si sta per sgretolare? Che ne sarà delle sue nere ramificazioni, dei suoi addobbi ingialliti, degli ambienti che si susseguono senza che nessun sappia riconoscervi un senso? E poi, che ne sarà della struttura portante? La disintegrazione di questa struttura trascinerà via nella sua rovina anche la sorprendente complessità del disegno, del progetto?
Il dissenso di un uomo, di quell’essere che, da solo, osserva contempla, dubita e rifiuta, costituisce un istante , uno sprazzo di cristallina lucidità che getta una luce intorno a sé e indica una strada.
Ignazio Tantillo