Roberto Barni – Clandestini

L’uomo è al centro della ricerca artistica di Roberto Barni.

Le figure dell’artista sono soggetti non caratterizzati, modelli anonimi, persi in un’umanità senza rumore, simbolicamente uguale a se stessa, immobile, quasi sospesa. Quelle si presentano solitamente in cammino, senza una meta precisa, come in attesa di lasciare un luogo non noto per peregrinare verso una destinazione altrettanto ignota. L’attimo in cui vengono ritratte ci restituisce sempre un’immagine della loro precarietà, a volte si sostengono vicendevolmente, non per solidarietà ma per istinto di sopravvivenza.

In Clandestini il recinto delimita uno spazio vuoto, contemplato dal di fuori. I quattro personaggi, immobili, fermi al suolo, suggeriscono il carattere metafisico dell’opera che non aspira ad abitare uno spazio aperto ma trova ragione di esistere proprio nel chiuso dell’ambiente, come si evince dalla collocazione nello spazio della galleria.

Come sostenuto da Lorand Hegyii le sculture di Roberto Barni sembrano “attori di una pièce ignota”, essi ruotano intorno ad una narrazione senza tempo rappresentata in un teatro che non esiste, in cui un misterioso impulso determina il movimento e l’attitudine delle singole figure, assecondando il loro desiderio di andare incontro all’ignoto.

“Clandestini” è stata realizzata da Roberto Barni nel 2008, prima che l’Italia e l’Europa fossero chiamate ad affrontare l’immigrazione dai paesi del Nord-Africa; essa, infatti, non allude al fenomeno della migrazione dei popoli, quanto piuttosto polemicamente, come riferisce lo stesso artista, a uno stato della condizione umana o meglio “all’aspirazione ardente dell’uomo alla prigionia”; al sentirsi clandestini, pur partendo da una condizione naturale di libertà, quando si è fuori dal recinto delle convenzioni, del conformismo.